I casi sono immancabilmente uno diverso dall’altro, ma sempre tutti molto interessanti e accattivanti in virtù delle storie delle varie famiglie che, per una serie di fatti e vicissitudini, risultano spesso distribuite in diversi Paesi. Per illustrare con la massima chiarezza ed espressività in che cosa consiste concretamente il nostro lavoro, abbiamo riportato a titolo d’esempio una piccola selezione di casi da noi trattati. Molti di essi ci coinvolgono particolarmente sotto l’aspetto emotivo e ci stanno particolarmente a cuore, e sono contraddistinti attraverso un particolare risalto!

The Wolverhampton Ring Road Tramp

Nel 2008 un nostro partner britannico ha contattato il nostro Studio per il caso, di primo acchito davvero molto singolare, di un signore conosciuto come “Wolverhampton Ring Road Tramp” che aveva “abitato” per circa 40 anni su un’aiuola spartitraffico della città di Wolverhampton in Gran Bretagna, dove era morto all’età di 87 anni. Le nostre supposizioni che fosse estremamente improbabile che non potesse aver lasciato assolutamente nulla in eredità hanno trovato rapidamente conferma quando il nostro collega britannico ha scoperto che il Defunto non aveva mai ritirato la sua pensione, lasciando quindi un gruzzolo di circa 100.000 sterline britanniche.
In una sorta di gara di velocità contro altri colleghi concorrenti delle più svariate parti d’Europa, grazie all’aiuto dei nostri corrispondenti polacchi siamo riusciti a rintracciare eredi in Germania e Croazia facendo valere i loro diritti in Gran Bretagna.
Mentre la pratica era in corso d’evasione abbiamo anche capito come mai così tanti colleghi si stavano adoperando da tutta Europa con tanta assiduità per ritracciare gli eredi: “Wolverhampton Ring Road Tramp” era una specie di eroe! Originario della Polonia, durante la guerra aveva combattuto in Africa nelle file della “Wehrmacht” tedesca e quindi era emigrato in Gran Bretagna dove, dopo aver lavorato per qualche anno, non sopportava più di stare allo stretto tra le mura domestiche e aveva così deciso di montare la sua tenda in un’aiuola spartitraffico in cui è rimasto fino alla fine dei suoi giorni. In un primo tempo l’amministrazione locale voleva farlo sloggiare, successivamente però ha ceduto alle proteste dei concittadini che nel Defunto vedevano una sorta di “essere superiore” cui non importava nulla dei desideri terreni. Nel corso degli anni era stata addirittura creata una serie di “fan club” in tutto il mondo, in cui il Defunto veniva considerato una specie di “patrono” della città.
Gli eredi rintracciati nell’Europa continentale, che conoscevano il Defunto soltanto per sentito dire, hanno reagito con molto stupore quando alcune stazioni televisive di diverse parti d’Europa chiedevano di poterli intervistare, in quanto non avevano la più pallida idea di avere un parente così famoso.

Gli “Indiani di Santos”

Un nostro Partner ci ha contattato dalla Germania in merito a questo caso per chiederci di cercare eventuali discendenti di un signore tedesco emigrato in Brasile nel 1919, al quale sarebbero spettati diritti di proprietà riguardo un terreno situato a Berlino Est.
Con l’aiuto dell’’Archivio nazionale di Rio de Janeiro abbiamo potuto visionare l’elenco degli immigrati e constatare quindi che il Defunto, arrivato dalla Germania nel 1919, era emigrato nella città portuale di Santos che all’epoca era molto fiorente. Probabilmente aveva lasciato il suo Paese natale a causa dell’enorme precarietà della situazione economica del primo dopoguerra per tentare di rifarsi una vita in Brasile.
Grazie all’aiuto del nostro collaboratore in situ Rosskamp, che ha vagliato tutti i dati anagrafici relativi al periodo in questione e raccolto le corrispondenze storiche del Consolato Onorario di Santos, ci siamo imbattuti in un telex inviato nel 1932 dall’emigrante alla sorella rimasta in Germania, in cui in sintesi si leggeva quanto segue: “Il lavoro nelle piantagioni di banane era molto faticoso e malpagato. Inoltre la mia salute è parecchio compromessa dalle febbri croniche di cui sono affetto, però per fortuna c’è mia figlia Maria che mi assiste e accudisce”.
Abbiamo quindi appreso soltanto che il Defunto aveva una figlia di nome Maria, e con l’aiuto dell’Anagrafe locale abbiamo verificato tutte le nascite di Santos, ottenendo conferma del fatto che al Defunto era nata una figlia nel 1925.
Ci siamo quindi attivati per risalire al matrimonio, riuscendovi peraltro piuttosto rapidamente, tuttavia abbiamo smesso immediatamente di cantar vittoria, in quanto la figlia dopo le nozze ha assunto il nome di Maria Santos, che probabilmente è il più diffuso in assoluto in Brasile.
Apparendoci impossibile rintracciare questa signora, di cui non sapevamo neppure se fosse morta o viva, ci è venuta l’idea di chiedere un certificato di morte del Defunto presso il cimitero protestante situato fuori città, supponendo che non si fosse convertito al cattolicesimo dopo l’arrivo in Brasile.
In effetti abbiamo trovato la denuncia di morte del Defunto da cui abbiamo appreso che il decesso era avvenuto nel 1947 e che, trattandosi di persona priva di mezzi e di parenti, il comune si era fatto carico delle spese di sepoltura.
La nostra ultima spiaggia per rintracciare Maria Santos era quindi un annuncio nei media locali (emittenti radio, quotidiani, ecc.), che però si è concluso senza esito.
Infine abbiamo rintracciato il Direttore del ricovero dei poveri della zona, un signore di 94 anni che si ricordava del Defunto che aveva abitato presso la suddetta struttura fino alla fine dei suoi giorni.
Inoltre ci ha raccontato delle difficoltà in cui vessava la famiglia, e ha affermato di sapere che il Defunto aveva una figlia di nome Maria che si guadagnava da vivere facendo le pulizie. Fortunatamente ricordava anche l’indirizzo del suo datore di lavoro di allora, per cui abbiamo potuto rintracciare i figli di quest’ultimo, i quali sapevano che Maria Santos era deceduta circa 5 anni prima, e che aveva nove figli, uno dei quali era un dipendente comunale.
Quando è stato rintracciato, peraltro abbastanza rapidamente, il nipote del Defunto ci ha parlato di una sua zia, anch’essa ormai passata a miglior vita, che aveva abitato a circa 300 chilometri di distanza arrabattandosi a tirare avanti alla bell’è meglio in una piantagione di banane.
In conclusione è risultato che le due figlie avevano dato al Defunto complessivamente 17 nipoti, e dopo ulteriori ricerche siamo risaliti a ben 55 eredi, di cui soltanto pochi sono in grado di leggere e scrivere.
Una delle figlie del Defunto aveva probabilmente sposato un indiano, da cui aveva avuto 13 figli di cui abbiamo dovuto fare autenticare le firme presso un Notaio locale attraverso l’impronta digitale.
Di questo caso abbiamo continuato a occuparci per altri nove mesi, però alla fine siamo riusciti a fare riconoscere un sussidio finanziario ai molti eredi in Brasile: con i soldi ricevuti ciascuno di loro è riuscito ad acquistarsi una casa di proprietà e un pezzo di terra, dopo essere stati “schiavi moderni” che fino a quel momento dipendevano economicamente in tutti e per tutto dal latifondista.

Diaspora familiare

Un partner australiano ci ha incaricato di trovare gli eventuali eredi di un signore greco emigrato in Australia, di cui si conoscevano data di nascita e luogo d’origine, nella fattispecie un piccolo villaggio sulla costa della Grecia meridionale in cui aveva sempre lavorato come pastore accudendo al suo gregge di pecore.
Sono state sufficienti poche telefonate presso le autorità locali per apprendere che aveva un fratello che, stando alle informazioni del sindaco, era emigrato anche lui per una destinazione ignota a tutti. Circa una settimana dopo il nostro colloquio telefonico con il sindaco siamo stati contattati da un greco emigrato in Germania che, facendo riferimento al colloquio con il sindaco, ci ha comunicato che il fratello del Defunto si era trasferito vicino a Budapest, dove però aveva cambiato nome.
Attraverso l’efficiente supporto dell’ambasciata greca in Ungheria è stato possibile apprendere il nuovo nome e quindi rintracciare abbastanza facilmente il fratello del Defunto in un villaggio vicino a Budapest. L’erede non aveva più avuto notizie del Defunto da 50 anni e, nonostante avere appreso che era mancato, era comunque lieto di apprendere la località della sua ultima dimora.

Rinuncia milionaria

Purtroppo non tutti i casi vanno a buon fine. A volte può capitare che un erede rinunci all’eredità, però è successo una volta sola che qualcuno abbia rinunciato a più di un milione di Euro.
Uno studio genealogico tedesco era da anni sulle tracce di un signore che dalla Polonia era emigrato prima in Germania, successivamente in Gran Bretagna e infine in Nuova Zelanda, e aveva quindi comunicato a mezzo posta all’erede il suo diritto all’eredità, ricevendo come risposta che la cosa non interessava.
Supponendo che, a causa di un’eventuale origine ebrea l’erede potesse essere diffidente nei confronti della posta in arrivo dalla Germania a causa dei fatti occorsi durante la seconda guerra mondiale, i nostri partner hanno chiesto a noi di contattare quel signore, pensando che avessimo chance migliori per riuscire a convincerlo che si trattava effettivamente del diritto a un’eredità spettante eventualmente attraverso un colloquio personale con il nostro collaboratore ebreo, che tra l’altro sembrava essere la persona giusta anche in considerazione del fatto che, oltre all’ebraico, parla anche benissimo l’italiano e il cognome da nubile della moglie dell’erede poteva lasciare supporre un’origine italiana.
Arrivato finalmente a Wellington, capitale della Nuova Zelanda, dopo 26 ore di volo da Vienna con scalo a Kuala Lumpur e Sydney, il nostro Genealogista ha fatto visita all’erede esponendogli il caso, constatando molto rapidamente che, non solo l’erede non era ebreo, ma anche che sua moglie non conosceva una parola d’italiano. L’erede ha fatto anzi capire senza possibilità d’equivoco che, pur credendo alla storia dell'eredità, non aveva alcun interesse a ritirare quella cifra così grossa nel timore che qualcuno potesse poi tentare di rapire sua moglie, per cui a lui sarebbe venuta a mancare la persona che gli preparava da mangiare.
Gli infiniti tentativi di convincimento con l’aiuto di notai e avvocati del posto sono immancabilmente falliti, per cui dopo cinque giorni al nostro collaboratore non era rimasto altro che ripartire.
L’erede vessava peraltro in pessime condizioni economiche. Viceversa suo figlio, disoccupato da diverso tempo, dopo avere appreso il valore di quel patrimonio si era invece mostrato alquanto interessato. Neanche lui però, esattamente come il nostro collaboratore, è riuscito convincere il padre.

Alla ricerca di tracce in Galizia

A volte la nostra professione richiede semplicemente buone conoscenze di storia e tanta, tanta fortuna…
Un partner tedesco ci aveva chiesto di cercare un discendente di una signora galiziana di lingua tedesca che poteva avere diritto a un’eredità.
Considerando le condizioni disastrose degli archivi nell’ex Provincia orientale dell’antica Monarchia austro-ungarica e quindi i tempi di elaborazione in parte di oltre un anno, le possibilità di ritrovare una persona entro i termini utili per la rivendicazione dell’eredità apparivano relativamente esigue. Sapevamo però che dopo la seconda guerra mondiale il 99% della popolazione galiziana di lingua tedesca dell’epoca era emigrato prevalentemente in Baden-Württemberg e Assia oppure nei Länder austriaci Alta Austria e Salisburgo.
Consultando i vari elenchi telefonici delle suddette Regioni, ci hanno colpito due registrazioni che in effetti ci hanno permesso di rintracciare da lì a breve il figlio del nipote della signora deceduta a Salisburgo, nato anche lui in Galizia e costretto a lasciare la sua terra nel 1945 dopo l’invasione dell’Armata Rossa.

Viaggio in Israele

Ci rendiamo perfettamente conto del fatto che la nostra professione è relativamente sconosciuta, per cui il più delle volte dobbiamo fare i conti con lo scetticismo degli eredi prima di riuscire a comunicare loro di cosa si tratta esattamente ed entrare così nel vivo della questione.
Riguardo al presente caso siamo stati contattati dagli Stati Uniti tramite un Partner ungherese, in quanto la nipote di un signore deceduto appunto negli Stati Uniti a sua volta rintracciata precedentemente ad Haifa (Israele) dal nostro Partner ungherese dopo una serie di lunghe e annose ricerche in vari archivi della Polonia, non rispondeva alle lettere del nostro Studio corrispondente.
Considerando anche - e forse anzi proprio! – il fatto che abbiamo diversi collaboratori ebrei operativi sul posto, è stato chiesto a noi di contattare questa erede, missione che in un primo momento era fallita in quanto la signora non rispondeva alle telefonate dei nostri collaboratori.
Alla fine però i nostri genealogisti sono riusciti a risalire al nome e quindi al numero di telefono di una figlia dell’erede residente a Tel Aviv, dalla quale hanno appreso che la madre non era più in grado di usare il telefono, ma che desiderava comunque sapere cosa volessimo.
Dopo che il nostro collaboratore le ha spiegato brevemente la nostra attività, ventilandole la possibilità che la madre avesse diritto a ereditare una somma di discreta cospicuità, la signora ha preteso, palesando il suo non poco scetticismo, di ricevere tutte le informazioni relative al caso d’eredità, che noi però non intendevamo dare per telefono. La signora ha quindi chiamato immediatamente presso il nostro Studio di Vienna, pretendendo senza mezzi termini che il Direttore si presentasse di persona a Tel Aviv il giorno seguente per un incontro, in quanto diversamente avrebbe mandato a monte qualsiasi tentativo di contatto che dovesse essere intrapreso da parte nostra.
Due ore più tardi il nostro Direttore e un altro genealogista chiudevano le valige, per cui cinque ore dopo la suddetta telefonata il nostro team si accomodava in aereo alla volta di Tel Aviv (con scalo a Zurigo perché sul volo diretto Vienna - Tel Aviv non c’erano più posti disponibili). A destinazione ci attendeva il nostro corrispondente per accompagnarci all’appuntamento con la figlia e il figlio dell’erede presso un grosso albergo del centro. All’incontro erano presenti anche due avvocati e i rispettivi coniugi dei figli dell’erede.
Dopo cinque ore di colloquio, svoltosi all’insegna dello scetticismo più assoluto, confidando che la notte potesse portare consiglio abbiamo suggerito ai due figli dell’erede di dormirci su e di comunicarci la loro decisione in occasione di un nuovo contatto il giorno seguente, per effettuare il quale abbiamo dovuto pazientare fino all’ora del tramonto, in quanto cadeva nella giornata di sabato e la legge ebraica vieta di svolgere durante lo “Shabbat” qualsiasi tipo di lavoro prima del tramonto.
Mentre la figlia dell’erede, che nel frattempo si era consultata con il marito, originario degli Stati Uniti, ha dichiarato di non avere interesse a proseguire i contatti, il figlio si era dimostrato decisamente più aperto, per cui gli abbiamo proposto un nuovo colloquio.
Nonostante l’enorme difficoltà di trovare un taxi che in quel giorno festivo fosse disposto a condurci nella città di residenza del suddetto signore, che sfortunatamente si trovava a una distanza di 150 chilometri da Tel Aviv, siamo comunque riusciti a recarci ancora una volta a fargli visita attraverso la Striscia di Gaza.
Durante una cena cui era presente anche il suo avvocato, siamo riusciti a convincere il figlio dell’erede in merito alla questione, però ci sono volute altre cinque ore prima di poter raggiungere un’intesa riguardo all’onorario.
A questo punto il figlio dell’erede ha contattato la sorella che dopo lunghe esitazioni ha accettato. Le abbiamo consegnato il contratto personalmente al nostro ritorno a Tel Aviv, chiedendole la cortesia di recapitarlo a sua madre.
Il giorno seguente, in cui avevamo in programma di ripartire, ci è stato restituito il contratto firmato, per cui il giorno dopo i nostri collaboratori viennesi hanno potuto fare rientro a casa.
L’eredità ammontava a circa 700.000,00 di Dollari USA.

“Kindertransport”

Uno dei casi più impegnativi da noi seguiti ci è stato commissionato da un notaio austriaco che chiedeva il nostro aiuto per rintracciare gli eredi di un ebreo sopravvissuto alla prigionia nei campi di concentramento.
Attraverso la consultazione di diversi atti abbiamo appreso abbastanza rapidamente che il Defunto aveva un fratello di cui non si conosceva il destino.
Trattandosi di un ebreo, vi era ragione di supporre che non fosse sopravvissuto all’olocausto. Dopo però che il suo nome non figurava nelle liste delle vittime che abbiamo consultato per le nostre ricerche, vi era qualche chance che fosse invece sopravvissuto alla guerra.
Sapendo che aveva 16 anni quando Hitler era andato al potere, abbiamo presunto che potesse essere emigrato negli Stati Uniti o in Israele, senza però ricevere conferma di ciò dalle banche dati che abbiamo consultato.
Viceversa ci ha aiutato un elenco correlato con il cosiddetto “Kindertransport”, che poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, aveva concesso ad alcuni bambini ebrei di trovare rifugio in Inghilterra senza i loro genitori. Muniti di una valigia, una borsa e 10 Reichsmark, circa 10.000 bambini ebrei erano così partiti riuscendo a sfuggire al regime nazionalsocialista.
All’arrivo in Inghilterra venivano condotti in case d’accoglienza, e nei registri di una di queste abbiamo finalmente trovato il nome della persona che stavamo cercando. La fortuna ha voluto che il Governo inglese avesse assegnato a quest’ultimo un “benefattore”, per cui abbiamo potuto chiedere ai figli di quest’ultimo che fine avesse fatto il presunto erede, apprendendo che all’età di 18 era emigrato in Canada passando per Shanghai.
Poco dopo siamo riusciti a informare i discendenti del fratello a Ottawa e a informarli in merito al destino dello zio.

Conseguenze della guerra mondiale

Nel 2005 ci è stato fatto notare che nel più elegante quartiere di ville di Vienna c’era una casa che dopo la morte della sua proprietaria sarebbe stata incamerata dallo Stato, a meno di trovare un legittimo erede entro un determinato arco di tempo.
Siamo riusciti a scoprire abbastanza rapidamente che l’ultima proprietaria era stata una certa signora Ludmilla N., originaria di Mannheim.
Dato che la Defunta non risultava presso l’anagrafe tedesca, dopo ulteriori ricerche abbiamo constato che la signora non era nata in Germania bensì in Ucraina, precisamente in una località di nome Mannheim vicino a Odessa, ex “colonia” tedesca nella regione della Bessarabia.
Un nostro collaboratore si è messo quindi sulle tracce della signora in collaborazione con un Partner, consentendoci di apprendere che, dopo la seconda guerra mondiale, la maggior parte delle persone di nazionalità tedesca se ne erano andate, Abbiamo quindi presunto che la famiglia che ci interessava era emigrata in tutta probabilità in Germania o in Austria.
Con l’aiuto dell’Associazione dei Profughi tedeschi di Bessarabia, entro tempi relativamente brevi è stato rintracciato la matricola di nascita della signora, che ci ha consentito di apprendere che aveva due fratelli e una sorella, di cui però s’ignorava il luogo di residenza.
Inoltre abbiamo trovato, sempre con l’aiuto della suddetta associazione, anche altri parenti della signora, nella fattispecie alcuni cugini che negli anni ’60 del secolo scorso erano stati “affrancati” dall’Unione Sovietica tramite la Repubblica Federale Tedesca.
Ci è stato riferito di una sorella probabilmente residente anch’essa in Germania, che siamo riusciti a rintracciare dopo un lungo e faticoso lavoro di ricerca. Essendo però deceduta circa vent’anni prima, abbiamo dovuto metterci alla ricerca dei discendenti di quest’ultima, che abbiamo quindi trovato in Belgio.
Avevamo per le mani un’erede, però che ne era stato dei fratelli della Defunta? Con il supporto del nostro Partner siamo venuti a sapere che soltanto la Defunta con la ritirata della Wehrmacht era riuscita a fuggire all’ovest dall’Armata Rossa, mentre i suoi fratelli, a causa delle loro origini tedesche erano stati condannati a 25 anni di lavori forzati per collaborazionismo con i nazisti.
Successivamente la suddetta condanna a 25 anni è stata ridotta a 15, al termine dei quali i fratelli si erano stabiliti nel Kazakistan orientale, presso il confine con la Cina, dove erano deceduti alcuni anni prima. Quando era ancora in vita, con l’aiuto della Croce Rossa la Defunta aveva cercato un contatto con i suoi fratelli, senza però riuscirvi.
Dopo circa tre mesi d’intense ricerche in Kazakistan, il nostro Partner ci ha comunicato che i discendenti dei fratelli morti in Kazakistan vivevano in Russia in estrema povertà. Una volta rintracciati, insieme alla cugina del Belgio hanno potuto beneficiare di un appartamento a Vienna e un po’ di denaro contante.

In servizio in Siberia

All’inizio del dicembre 2004 abbiamo ricevuto un’e-mail dalla Russia, in cui un tale signor D. ci scriveva che, durante una battaglia di difesa dell’esercito austriaco della prima guerra mondiale, suo nonno era stato ferito presso Lemberg (allora Provincia austro-ungarica Galizia & Lodomiria), e a conseguenza di ciò era stato deportato dall’esercito russo in Siberia per i lavori forzati dove, prima di morire da apolide, aveva sposato una russa da cui aveva avuto un figlio. Quest’ultimo aveva sofferto molto durante la seconda guerra mondiale a causa delle sue origini tedesche.
Finita la guerra, la famiglia austriaca ha tentato più volte invano di riportare il figlio del deportato in Austria, che tuttavia non è mai riuscito a vedere il Paese di suo padre.
Suo figlio, che vive nell’Oblast’ autonoma degli Ebrei della Russia, ci ha incaricato di cercare i suoi parenti ancora vivi dell’Austria.
Per prima cosa abbiamo cercato tra le denunce di nascita del comune situato in Bassa Austria in cui era nato il nonno del Committente, apprendendo così che aveva dei fratelli di cui non siamo riusciti a informare i discendenti neppure dopo intense ricerche svolte nella Regione.
Ci è stato molto d’aiuto l’Archivio comunale e statale delle Città di Vienna, da cui abbiamo appreso che, dopo la prima guerra mondiale, alcuni membri della famiglia si erano trasferiti a Vienna dove erano anche deceduti, come ha inoltre confermato anche un controllo dell’elenco delle tombe del Cimitero centrale di Vienna.
Accertando quindi chi stava pagando la tomba del fratello del deportato, siamo risaliti alla figlia di quest’ultimo, la quale ci ha confermato che un parente della famiglia non aveva fatto più ritorno dalla Russia.
La vicenda si è conclusa con un ricongiungimento familiare dopo quasi 90 anni.

La figlia scozzese

Poche categorie si spostano di Paese in Paese tanto quanto i giostrai.
Nel caso in specie era venuta a mancare una signora austriaca di cui si sapeva che a 17 anni aveva partorito una figlia ad Amburgo, di cui però non si sapeva dove fosse finita. Abbiamo scoperto velocemente che la ragazza, non sposata, durante una tournee in Germania aveva partorito la figlia, che però era stata presto affidata a genitori adottivi in Scozia e che non aveva più avuto contatti con la madre naturale, la quale successivamente si era stabilita in Stiria con suo marito.
Con l’aiuto del nostro Partner in Gran Bretagna siamo riusciti a rintracciare abbastanza rapidamente la figlia, che nel frattempo si era sposata tre volte. Quest’ultima sapeva che la madre naturale viveva in Austria, però non conosceva il suo nome.
Grazie al nostro aiuto la figlia ha ereditato una bella casa monofamiliare, che diversamente avrebbe incamerato lo Stato.

Lingue conosciute

Tedesco, Inglese, Francese, Italiano, Croato, Olandese, Polacco, Portoghese, Rumeno, Russo, Svedese, Serbo, Slovacco, Sloveno, Spagnolo, Ceco e Ungherese

Danke, Frau Kager. Ich schätze Ihre Arbeit und Freundlichkeit sehr. Auch wenn ich manchmal kurz angebunden bin, dann liegt das einfach daran, dass ich manchmal sehr eingespannt bin.

Dear Mag. Unger, I want to thank you for all your efforts and patience regarding the settlement of my grandfather’s estate. I spoke with the (…) family this week and they said they were following up with your requests to possibly rece…

Sehr geehrte Kanzlei! Danke für Ihre positive Erledigung , freue mich sehr darüber. Ich wünsche frohe Weihnachten und alles Gute, mit freundlichen Grüßen W. J.

Ich möchte mich bei Hrn. Mag. Gallobitsch für seine tolle Arbeit bedanken. Ich bin morgen Donnerstag in der Innenstadt am Nachmittag unterwegs und könnte bei Ihrer Kanzlei vorbeikommen. Ich bitte Sie um eine Information bis wann …